L’abaco di Aprile
Lettori malevoli, storici distratti, siti al soldo di Garibaldi sono soliti accusare Pino Aprile, “maestro
di color che sanno” la Vera Storia, di inventare i dati, ignorare le fonti, manipolare le citazioni.
Accusa quanto mai infondata, come è possibile dimostrare a semplice apertura casuale dell’opera
principale dello storico di primavera. Facciamo una prova, aprendo a caso “Il Nuovo Terroni”.
Scopriamo, cito testualmente che «Fino all’anno prima dell’invasione sabauda, la popolazione
cresceva e in pochi mesi smette di farlo e cala di centoventimila individui […]. La popolazione del
Regno delle Due Sicilie, fino all’arrivo dei piemontesi, cresceva più di quella di tutto il resto d’Italia
ed era raddoppiata in un secolo (dalla ricerca della professoressa Idamaria Fusco, in Il Mezzogiorno
prima dell’Unità, a cura di Paolo Malanima e Nicola Ostuni: “Il Mezzogiorno cresce più dell’Italia
nel suo insieme”».
Solo che, a leggere la ricerca della professoressa Fusco, a p. 32 del libro citato da Aprile (Il
Mezzogiorno prima dell’Unità, a cura di Paolo Malanima e Nicola Ostuni, Soveria Mannelli,
Rubbettino 2013) si apprende che la crescita della popolazione meridionale «continuò anche nel
primo ventennio postunitario» e invece a p. 50 si precisi che gli abitanti delle province peninsulari
del regno borbonico nel 1857 sono 6.986.906, nel 1858 calano a 6.936.458, nel 1859 calano ancora
a 6.886.374, nel 1860 scendono a 6.836.652, nel 1861 toccano quota 6.787.289. Nel 1862 comincia
la risalita e si arriva a 6.825.128. E dunque possiamo concludere che di certo, come dicono i suoi
followers, Aprile è un maestro di Vera Storia ma forse è un po’ deboluccio nelle sottrazioni.