Il fanatismo borbonico contro i resti e la memoria di Masaniello
Uno dei simboli storici della dignità di popolo dei Napoletani è stato e rimane Masaniello.
Ebbene i tanti eunuchi intellettuali e loro machiavellici servi, che hanno in mano la memoria collettiva, non richiamano, non pongono mai in luce come e perché la tomba, i resti di Masaniello, presenti nella Chiesa del Carmine, furono oggetto di una tragica, assurda devastazione fanatica da parte dell’assassina forza borbonica-clericale-lazzaronesca, che si scatenò nel 1799 contro la nostra cara Repubblica Liberaldemocratica Napoletana .
Quest’ultima, proprio per affermare nell’immaginario collettivo che i valori di libertà, di dignità, di repubblica erano stati anche del popolo napoletano nella sua storia ed avevano trovato nella rivolta e nella figura di Masaniello del 1647 una delle manifestazioni più memorabili, lo aveva assunto come il ‘primo repubblicano di Napoli’ ed aveva denominato l’area urbana del Mercato proprio come ‘Cantone Masaniello’.
Fu richiamato spesso nei discorsi ufficiali e sul ‘Monitore Napoletano’.
La furiosa reazione fanatica assassina disumana borbonica-clericale-lazzaronesca, che non ha pari nella storia d’Europa, con fenomeni anche di cannibalismo, che fecero inorridire gli stessi sovrani assoluti alleati dei borbonici, si scatenò come vendetta cieca oltre che contro i nostri grandi Martiri anche contro la tomba e i resti di Masaniello, che furono distrutti e dispersi, senza una minima ‘pietas’.
La condanna delle memoria colpisce coi Martiri del 1799 anche Masaniello, al quale Napoli ha dedicato solo una piccola piazza, una lapide nel 1997 a ricordo della nascita al primo piano di un palazzo in Vico Rotto al Mercato “In questo luogo/era la casa dove/nacque il XXIX giugno MDCXX/Tommaso Aniello d’Amalfi/ e dove dimorava/quando fu capitano generale/ del Popolo Napoletano-Il Comune di Napoli pose il 7 luglio 1997”, una generica e quindi deformante (senza nomi e cognomi e cause vere e sbagliando nella formale denominazione della Repubblica, che mai si chiamò ‘Partenopea’) lapide nella Chiesa del Carmine che dice “Mendace riparazione/di un delitto preordinato/il sepolcro di/Masaniello/qui era/ma fu tolto/per mire politiche/di un dispotico sovrano/nel 1799/durante/la Rivoluzione Partenopea”, apposta pare dai frati nel 1961, come minimo segno di partecipazione al centenario dell’Unità (quasi per lavarsi la coscienza nei confronti della gigantesca rimozione dei Resti dei Martiri del 1799 nel fango sotto il Pronao della Chiesa stessa, che restano ancora senza un minimo richiamo marmoreo dei frati o di altri soggetti).
La fontana in Piazza Mercato dalla quale arringava il popolo Masaniello fu acquistata nel 1812 dal Comune di Cerreto Sannita (Benevento), dove ancora oggi è presente nella piazza centrale.
Essa potrebbe essere riportata in Piazza Mercato con grande gruppo marmoreo, a fianco di quello da innalzare per i Martiri, o in Piazza Masaniello riqualificata o messa dentro un ‘Museo Masaniello’ da allestire nell’area del Mercato, che darebbe un fondamentale riferimento alla memoria collettiva della città e permetterebbe di riscoprire il valore grande del personaggio ammirato in tutta Europa (dall’Inghilterra di Cromwell all’Olanda di Spinoza) e presente nella letteratura e nelle arti.
Altri grandi gruppi marmorei o meglio bronzei (come il solenne monumento ai Girondini di Bordeaux) per Masaniello e per i Martiri del 1799 andranno innalzati a Piazza Plebiscito al centro e al posto del monumento equestre dell’assassino Ferdinando IV.
Nicola Terracciano
Buon giorno.Come fu possibile che il popolo che si sollevò in difesa del suo re che pur lì aveva abbandonati per rifugiarsi a Palermo si ostinava a non capire che i giacobini che gli sparavano addosso o che li cannoneggiavano presso porta S.Gennaro, da castel S.Elmo lo facevano …per il loro bene…
Un popolo ha scarsa consapevolezza dei propri diritti ai giorni nostri, figuriamoci secoli fa.
Il tentativo di sarcasmo del lettore sulla Repubblica Partenopea e la sua fine mi sembra derivare da una lettura molto superficiale di quella drammatica vicenda con i “giacobini” contro il popolo e il paterno re che attende con ansia di tornare sul trono per farne gli interessi.