Dove nascono le bufale
I falsi storici prodotti e diffusi dalla fabbrica «Neoborbonismi e C.» continuano purtroppo a dilagare malgrado le smentite puntuali e documentate che da molti vengono comunicate attraverso vari canali: e purtroppo rispuntano talvolta anche in luoghi insospettabili, e tali comunque da conferire loro credibilità agli occhi degli sprovveduti.
Così nel blog «francocardini.it», che si regge sul prestigio di uno storico di indiscusso valore come Cardini, appena pochi mesi fa, il 4 settembre 2022, compare un testo, sotto il titolo «Minima cardiniana 390/8», pubblicato da un certo Davide Nieri ma redatto pare da terza persona, che ripropone la solita rifrittura di pretesi «primati» borboniani tra i quali non mancano naturalmente «1856. Expo di Parigi, terzo paese al mondo per sviluppo industriale» e «1856. Primo Premio Internazionale per la produzione di Pasta». Immancabile il commento finale: «Davvero i Savoia avrebbero apportato migliorie nel meridione? Viene davvero da chiedersi se non si stesse meglio prima».
Ora la stupidaggine del Regno delle Due Sicilie come terza potenza industriale è notoriamente una invenzione di tale Domenico Capecelatro Gaudioso, 1860. Crollo di Napoli Capitale, Ateneo, Roma 1972, p. 188, è collocata dopo un lungo piagnisteo sui complotti internazionali e altre consimili infamità che avrebbero posto fine alla vita dello stato borbonico e si accompagna ad amenità quali l’inesistente «produzione di macchine industriali in Sicilia» con l’impiego di migliaia di isolani (p. 186). È sufficiente avere anche solo una minima informazione sul livello di sviluppo industriale di stati come Belgio, Impero austriaco, Stati Uniti d’America – e non voglio tediare oltre i lettori – per rendersi conto della enormità di una simile affermazione.
D’altronde, come è ormai ben noto, nel 1856 a Parigi non si tenne alcuna Expo ma un «Concours agricole universel» al termine del quale la «città di Napoli» ottenne una «medaglia di bronzo» – dunque non una medaglia d’oro, «primo premio» che non fu assegnato in quella categoria – per la produzione di pasta, ex-aequo con un imprenditore algerino, tale monsieur Cheviron, della città di Medéah. Ho pubblicato io questa notizia parecchi anni fa riprendendola da Concours agricole universel de Paris en 1856. Liste générale des récompenses décernées par les Jurys, Imprimerie impériale, Paris 1856, pp. 79 e 85.
Come personale ricompensa per il lettore che avesse avuto la pazienza di seguirmi fin qui, riferisco un’altra notizia che abitualmente non viene data. All’Esposizione parigina del 1855 furono presenti molti produttori di pasta. Numerosi i francesi, pluripremiati dalla giuria con enfasi un tantino sciovinistica, ma una medaglia di prima classe ottenne anche un toscano, Ferdinando Paoletti di Pontedera, medaglie di terza classe toccarono a Giuseppe Paoletti, anch’egli di Pontedera, e a due fiorentini, Giuseppe Bulli e Giuseppe Dolfi mentre dovettero accontentarsi di «menzioni onorevoli» un livornese, tale Filippi, il pavese Carlo Boschetti e il genovese Valdetaro (Exposition Universelle de 1855. Rapports du Jury Mixte International, tome I, Imprimerie impériale, Paris 1856, pp. 615-616). La decisione di Ferdinando II di non partecipare alla manifestazione parigina ci ha dunque privati dei risultati di una certo interessante comparazione internazionale dei prodotti del suo regno.
Che studiosi eminenti – di certo a loro insaputa – vengano usati come copertura per spacciare impunemente queste assurdità è un pessimo segnale. Per restituire serietà agli studi storici sull’Italia del XIX secolo, temo che il cammino sia ancora lungo e difficile.