L’economia siciliana a metà dell’Ottocento
Le precarie condizioni economiche in cui versavano i «domini al di là del Faro» del Regno delle Due Sicilie erano oggetto costante di analisi e di preoccupate proposte da parte di molti studiosi siciliani. Il catanese Alessio Scigliani, economista e statistico oltre che cultore di molte altre discipline scientifiche, scriveva nel 1837: «L’agricoltura presso di noi non può dirsi florida […] dovrebbe costituire la nostra più grande ricchezza e resta stazionaria per non dire retrograda» e lamentava l’abbandono in cui era tenuta la pubblica istruzione in Sicilia1. Né la situazione era ignota alle autorità di governo.
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